La famiglia Berg, Lydia Sandgren

Per la recensione originale, vai su: https://www.sulromanzo.it/blog/storia-di-una-famiglia-e-dei-suoi-segreti-tra-passato-e-presente

[Ho letto il libro grazie a Sul romanzo, sito letterario con cui ho collaborato negli ultimi tre anni]

Oltre ottocento pagine sono servite alla scrittrice Lydia Sandgren per raccontare La famiglia Berg, romanzo pubblicato in Italia da Mondadori nella traduzione di Andrea Stringhetti.

Il dato sulla lunghezza, in prima battuta, è indispensabile per comprendere cosa il lettore si troverà davanti: una storia familiare, complessa ma non troppo, misteriosa ma non troppo, originale ma non troppo.

Protagonista è Martin Berg, cinquantenne di Göteborg (Svezia) e proprietario di una casa editrice, la Berg & Andrén. Martin ha due figli, Rakel ed Elis: la prima studia psicologia, è estremamente dotata e ricorda, a tratti, sua madre; il secondo è un adolescente come molti altri. Nella ricostruzione iniziale di un quadro familiare, è evidente che manchi all’appello una persona. Si tratta di Cecilia Berg, la cui assenza aleggia in ognuno dei componenti del nucleo.

Si scopre sin da subito che Cecilia, all’età di trentatré anni, scompare improvvisamente, senza lasciare tracce di sé, abbandonando suo marito e i suoi figli per chissà cosa. Trattandosi di un allontanamento volontario, è difficile indagare sulla sua scomparsa, che resterà negli anni un grande punto interrogativo per tutti, specialmente per Martin.

Martin si trova, nelle prime pagine, in un momento di catarsi o, dipende dai punti di vista, di grande smarrimento: fare i conti con la propria vita, con ciò che si è raggiunto e soprattutto con ciò che si è perso lunga la strada non è semplice. Sicuramente è riuscito a realizzarsi professionalmente, a crescere da solo – o quasi – due figli, ma cosa resta davvero di tutto quello che gli è successo?

Storia di una famiglia e dei suoi segreti tra passato e presente

La famiglia Berg è una grande storia che dondola tra passato e presente, con la volontà di raccontare due generazioni nei minimi dettagli. È così che il lettore si ritrova a fronteggiare i dilemmi del cinquantenne Martin Berg e subito dopo quelli del giovanissimo Martin Berg, tra i banchi di scuola e alle prese con un nuovo, originale amico, Gustav.

Gustav sarà per Martin, dall’adolescenza all’età adulta, un’ispirazione, una fonte inesauribile di conoscenza e avventure, ma anche fonte di preoccupazioni e malumori, di incomprensioni. Votato sin dalla gioventù all’arte e alla dissolutezza, trascinerà un Martin più metodico, più “teorico” alla scoperta del sapore della vita stessa.

La loro amicizia è lo strumento che permette di indagare alle origini di quella famiglia che dà il titolo al romanzo. Una lente di ingrandimento che sosta ora su una Parigi bohemien che quasi prende vita tra le pagine, ora su quadri realistici capaci di dare, più della vita vera, l’immagine degli esseri umani; ora su romanzi incompiuti, espressione di un malessere quasi esistenziale che accompagnerà, in modo differente, sia Martin che Gustav.

Se il romanzo fosse esattamente questo – una grande storia familiare tra presente e passato – non si potrebbe che darne un giudizio positivo. Ma d’altronde, come abbiamo detto all’inizio, questi eventi non basterebbero a popolare ottocento pagine.

Sandgren necessitava, evidentemente, di un collante a livello narrativo, che giustificasse i continui salti temporali, il sostare talvolta non necessario su personaggi secondari come la famiglia di Cecilia, i capitoli dedicati alle abitudini di Rakel, la figlia di Martin. A questo scopo, si è servita del principale evento senza spiegazione, la scomparsa di Cecilia, appunto, per tessere una sottotrama.

Man mano che l’intreccio procede in maniera quasi aneddotica sono disseminati in tutto il libro una serie di indizi – termine che usiamo derubandolo dal suo significato originale – che serviranno a dare alcune risposte a quella grande e significativa sparizione.

Il rischio è che il romanzo si carichi di troppi elementi che, giunti alla fine, sono difficili da tenere assieme senza forzature. E, nonostante la prosa scorrevole e una trama piacevole e davvero godibile per il lettore, le ultime centinaia di pagine sono quasi sfiancanti, non indispensabili tutto sommato.

La famiglia Berg ha molti pregi: è un romanzo ad ampio respiro, con una buona struttura narrativa e uno sviluppo interessante di personaggi (dal protagonista alle semplici comparse), ma è un libro che avrebbe goduto di maggiore efficacia se non fosse stato così prolisso.

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